Pene per blasfemi ed apostati

Il caso di Salman Rushdie è forse il più famoso, ma molti sono nel mondo i condannati per blasfemia o per apostasia.
I sostenitori della pena di morte contro la blasfemia ed l’apostasia dimostrano però di non credere veramente nel loro Dio. Se Egli, infatti, è onnipotente e, per giunta, in alcuni casi ha inflitto duri castighi ad esseri umani per i loro comportamenti sbagliati, la ferocia umana non serve. Dio potrebbe punire senza difficoltà. E se Egli non ritiene di farlo, come osano dei presunti fedeli sostituirsi a Lui?

Periodi

Ci sono periodi così. L’onda passerà: basta aspettare. Certi guai si risolvono, altri non hanno soluzione, ma della vita devi prender tutto. Ti danno il pacchetto intero: comprende anche il dolore e la morte; le sofferenze tue e quelle degli altri, le sofferenze di chi ami e le sofferenze di chi ignori; la morte tua e quella degli altri, la morte improvvisa e la morte annunciata.
Le gioie sono istanti, momenti d’eterno: il tempo si contrae, la vita si dilata. I dolori son periodi, magari lunghi o ricorrenti, la vita si restringe. Però finiscono. Le gioie si condividono con chiunque: non si consumano, non diminuiscono. I dolori si condividono con chi può capire: si fanno più leggeri.
Ci sono periodi così. I ritmi quotidiani saltano. Difendi quanto puoi.

Il Natale di Contini

Da vita da prof:

Il giorno di Natale il ragionier Contini era solo in casa. Beh, proprio solo non era più. C’era anche il gatto.
Era un po’ restio a dargli un nome. Sarebbe stato come farne un membro della famiglia. Quale famiglia poi, dal momento che viveva solo e stava quasi sempre in ufficio? Per ora lo avrebbe chiamato soltanto gatto, con la minuscola, un nome certamente azzeccato. Non li poteva sopportare quelli che chiamavano il gatto Pantera, Leopoldo (abbreviato in Leo) e simili schifezze. Continua a leggere Il Natale di Contini

Chi è Dio? – novità da Google

Pare che vada di moda chiedere a Google «Chi è Dio?», «Chi è Gesù», «Chi è Satana?». Lo annuncia Google Zeitgeist 2007.
Una volta ce lo insegnavano al catechismo. Si imparava a memoria la definizione e la suora approvava.
Oggi la vecchia definizione non basta più. Troppo astratta: una serie di parole cui non si riesce a far corrispondere un vero contenuto.
C’è chi esulta: anche in internet è più vivace che mai la ricerca spirituale. Può essere, ma c’è il rovescio della medaglia. Si cercano nuove risposte perché quelle vecchie sono ormai consunte. Tutta questa ricerca può ben essere un sintomo di crisi della religione.

l’altro

Martin Buber sostiene che il Dio-oggetto della teologia è un falso Dio. Il vero Dio è quello vivente della Bibbia, un Tu con cui siamo in dialogo e che incontriamo nel rapporto con le altre persone: «Ogni singolo Tu è un canale di osservazione verso il tu eterno. Attraverso ogni singolo Tu la parola-base si indirizza all’eterno».Belle parole, ma temo siano soltanto parole. È concretamente impossibile trattare ogni tu che incontriamo come se fosse un canale di rivelazione di Dio e poi alcuni uomini sembrano piuttosto canali di rivelazione del demonio, se esiste.
Qualcosa di simile dice anche Emmanuel Lévinas che è stato in un lager dove tutta la sua famiglia è stata sterminata.
C’è qualcosa di eroico nella sua apertura all’Altro incarnato nel prossimo e segno di Dio: «Non può esserci alcuna “conoscenza” di Dio a prescindere dalla relazione con gli uomini».
Riesco a capire finché sottolinea biblicamente l’incontro con il povero, lo straniero, la vedova.
Non sento la presenza di Dio, ma trovo simpatica l’idea che quello che vien fatto “ad uno di questi piccoli” sia fatto a lui.
Ma con certi grandi o pretesi tali come la mettiamo?

il Vajont e l’Onnipotente

Vajont. Visita ai luoghi del disastro. Li avevo visti ancora bambino: un impatto violento. C’erano case di cui rimaneva soltanto il pavimento. Ci vivevano uomini, donne, bambini travolti mentre riposavano al sicuro nelle loro case. Si poteva morire così.
Oggi Longarone è risorto ed è un bel paese di case nuove e colorate. I segni evidenti del disastro non sono poi molti, ma si è dato ordine al ricordo. Si sa che quegli uomini, quelle donne, quei bambini non sono stati uccisi tanto da un disastro naturale, quanto dalla logica dell’interesse economico.
Quando poi si sale verso la diga, si vede una montagna dove era il lago e l’immensa ferita sul monte Toc, allora si sente lo sgomento e si vorrebbe tanto che ci fosse una Giustizia che non ci è stato dato vedere.
Monumenti, lapidi, memoriali, croci, chiese. Quella di Longarone è un enorme monumento di cemento armato. Viene spontaneo porsi la domanda tipica del nostro secolo e forse anche di quelli che ci hanno preceduto: «Dov’era Dio? Perché non ha fatto nulla?». Nessuna religione dà una risposta esaustiva.
Il cristianesimo ci dice che Dio stesso ha condiviso con noi la morte e la sofferenza. Per anni ho cercato di sentirlo vicino, ma sempre più spesso mi vien da pensare che, per quanto consolanti, queste siano soltanto parole.
L’Onnipotente avrebbe ben potuto evitare tutta la sofferenza che ha lacerato e travagliato la storia dell’umanità. Perché mandare invece il Figlio a soffrire? Mal comune mezzo gaudio? Non sarebbe stato meglio un gaudio intero?
Non mi consola pensare alla divina sofferenza. Non mi consola pensare che Dio abbia nobilitato la natura umana assumendola in prima persona. Avrebbe ben potuto assumerla senza tutto questo strascico di dolori e di ingiustizie.
Mi resta solo l’angoscia, la protesta morale contro l’idea che le vittime innocenti della storia non possano avere giustizia. Possibile che i carnefici abbiano l’ultima parola?
Almeno per questo sarebbe bello se Dio ci fosse.

libertà di stampa

A questo fine è diretta quella pessima, né mai abbastanza esecrata ed aborrita “libertà della stampa” nel divulgare scritti di qualunque genere; libertà che taluni osano invocare e promuovere con tanto clamore. Inorridiamo, Venerabili Fratelli, nell’osservare quale stravaganza di dottrine ci opprime o, piuttosto, quale portentosa mostruosità di errori si spargono e disseminano per ogni dove con quella sterminata moltitudine di libri, di opuscoli e di scritti, piccoli certamente di mole, ma grandissimi per malizia, dai quali vediamo con le lacrime agli occhi uscire la maledizione ad inondare tutta la faccia della terra.

Gregorio XVI, Mirari vos

Era il 1832.
Oggi il papà sostiene quasi le stesse cose per cui allora il povero Lamennais venne condannato e ne condanna altre che forse piaceranno al papa del 2100.
Sempre in ritardo?

Odifreddi e Madre Teresa

Sto leggendo il libro di Piergiorgio Odifreddi Il Vangelo secondo la Scienza. Le religioni alla prova del nove, Einaudi, Torino, 1999.

Ho letto volentieri altri libri di Odifreddi e spero di poter apprezzare anche questo. Però, già a pagina 4, trovo qualcosa che non mi piace.
Odifreddi parla di un suo viaggio a Calcutta e scrive:

Adiacente al tempio di Kali si trovava la casa dei moribondi di Madre Teresa, il Nirmal Hriday, che in bengali significa Cuore Immacolato. In essa un centinaio di uomini e donne in fin di vita, raccolti fra quelli abbandonati nelle strade, erano ormai ridotti a un numero sulla lavagnetta che ne registra in maniera agghiacciante le giornaliere «entrate» e «uscite». La casa non ha neppure un atrio, e non appena vi misi piede mi trovai direttamente nella corsia degli uomini: lo sguardo di uno di essi, conficcato nei miei occhi come una spina, ancora mi perseguita, cosi come la condizione di quei corpi sofferenti e seminudi distesi sul pavimento e privi anche di un letto, nonostante le offerte miliardarie ricevute dalla Santa.

Non mi piace quel lasciar intendere che Madre Teresa e le sue consorelle abbiano rubato sulle offerte ricevute.
Senza dubbio in ogni organizzazione, anche la più nobile, c’è chi trova il proprio tornaconto. E questo è un problema che non si può eliminare.
Ma, proprio questo, le malignità lasciate cadere en passant, sono indegne di un grande intelletuale. L’ideale è fare denunce precise o, se si pensa che sia necessario, esprimere i dubbi nella maniera più chiara. Le mezze parole, il detto e non detto non mi piacciono. Lasciamo i pettegolezzi ambigui ad altri ambienti.

Maigret

Naturalmente, se questa sera fossi il Padre Eterno, invece di essere a capo della Brigata speciale e di dover render conto ai miei superiori, sistemerei le cose altrimenti

G. Simenon, la rivoltella di Maigret

E così, persino Maigret qualche volta vorrebbe essere Dio. C’è da meravigliarsi se capita anche a noi, comuni mortali?
E, per fortuna, non è possibile.

profezie

Non conosciamo Dio che per G.C. Senza questo mediatore è tolta ogni comunicazione con Dio. Per G.C. conosciamo Dio. Tutti coloro che hanno preteso di conoscere Dio e di trovarlo senza G.C. non avevano che prove impotenti. Ma per provare G.C. abbiamo le profezie, che sono prove solide e palpabili. E le profezie, essendo compiute e verificate dall’evento, danno la certezza di quelle verità, e perciò la prova della verità di G.C. In lui e per lui conosciamo dunque Dio. Fuori di lui e senza la Scrittura, senza il peccato originale, senza mediatore necessario, promesso e venuto, non si può assolutamente provare Dio, né insegnar buona dottrina, né buona morale. Ma per G.C. e in G.C. si prova Dio e si insegnano la morale e la dottrina. G.C. è dunque il vero Dio degli uomini.
Ma nello stesso tempo conosciamo la nostra miseria, perché quel Dio non è altro che il riparatore della nostra miseria. Dunque, non possiamo conoscere bene Dio, se non conoscendo le nostre iniquità.
Perciò coloro che hanno conosciuto Dio, senza conoscere la loro miseria, non lo hanno glorificato, ma se ne sono glorificati.

Blaise Pascal, Pensieri

G.C. sta per Gesù Cristo.
Ammiro Pascal, ma forse, come nani sulle spalle dei giganti, oggi vediamo più lontano di lui.
Blaise, grande genio matematico, vide anche i limiti della razionalità matematica cartesiana e, tuttavia, ne rimase prigioniero. Non seppe trovare altre vie per la ragione ed a Cartesio oppose soltanto il Cuore.
Così, trovando la razionalità cartesiana fragile ed incerta, si appoggia alle profezie.
Caro Blaise, tutti i documenti che riportano profezie sono successivi ai fatti profetizzati. È possibile che gli originali siano stati scritti prima, ma non ne avremo mai la certezza.
Gli argomenti filosofici che tanto disprezzi sono, in fondo, ben più solidi delle incerte profezie su cui ti appoggi.